Sostanze chimiche sensibilizzanti
Gli agenti chimici sensibilizzanti rappresentano una significativa preoccupazione per la salute pubblica, attirando l’attenzione della comunità europea che ha implementato importanti restrizioni d’uso.
Anche l’esposizione a basse concentrazioni può provocare effetti avversi, come dermatite allergica da contatto e asma. La risposta a questi agenti è complessa e multifattoriale, influenzata dalla natura dell’agente chimico, dallo scenario di esposizione e dalla suscettibilità individuale.
In questo contesto, le figure della sicurezza svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione primaria del rischio, mentre il medico competente è fondamentale per la prevenzione secondaria attraverso la sorveglianza sanitaria.
Secondo la normativa europea, un agente chimico viene classificato come “sensibilizzante” se risponde a criteri specifici definiti nel regolamento (CE) 1272/2008, noto come regolamento CLP.
Il regolamento stabilisce che una sostanza è classificata come “sensibilizzante respiratorio” (cat. 1) se esistono prove che possa indurre ipersensibilità respiratoria nell’essere umano o se ci sono risultati positivi da test appropriati su animali.
Allo stesso modo, una sostanza è classificata come “sensibilizzante per la cute” (cat. 1) se ci sono evidenze che possa causare sensibilizzazione cutanea nell’essere umano o se i test sugli animali risultano positivi.
La classificazione è fondamentale per la gestione del rischio e la protezione della salute pubblica, poiché permette di identificare e regolamentare l’uso di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Le aziende e i professionisti della sicurezza devono essere consapevoli delle classificazioni per garantire un ambiente di lavoro sicuro e conforme alle normative europee.
Gestione del rischio negli ambienti di lavoro
Secondo quanto previsto dal Titolo IX, Capo I, del d.lgs. 81/2008, la valutazione del rischio di esposizione ad agenti chimici deve considerare le principali vie di introduzione nel corpo umano, in particolare l’inalazione e l’assorbimento cutaneo, poiché l’ingestione è considerata un evento meno probabile nei luoghi di lavoro ed esclusivamente accidentale.
Se la valutazione del rischio, basata sul livello, il modo e la durata dell’esposizione ad agenti chimici pericolosi e sulle circostanze lavorative, indica un rischio non irrilevante per la salute dei lavoratori, è necessario adottare misure specifiche di prevenzione e protezione. Queste includono la sorveglianza sanitaria e la gestione delle cartelle sanitarie e di rischio.
Secondo l’art. 225, comma 2 del d.lgs. 81/2008, la misurazione delle concentrazioni aerodisperse di sostanze pericolose negli ambienti di lavoro è obbligatoria, a meno che il datore di lavoro possa dimostrare con altri mezzi di aver raggiunto un adeguato livello di prevenzione e protezione. Tuttavia, poiché la sensibilizzazione è un processo multifattoriale, anche il rispetto dei valori limite di esposizione professionale (VLEP) non garantisce l’assenza di effetti avversi di sensibilizzazione sui lavoratori.
Sorveglianza Sanitaria
In tema di sorveglianza sanitaria, il documento della Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza del lavoro del 2012, in conformità con quanto previsto dall’art. 224 comma 2 del d.lgs. 81/2008, stabilisce che i lavoratori esposti ad agenti chimici classificati come sensibilizzanti respiratori e cutanei secondo i criteri del Regolamento CLP devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria secondo i dettami dell’art. 229.
Il protocollo sanitario per i lavoratori esposti deve seguire gli indirizzi scientifici più avanzati, come indicato nell’art. 25 del d.lgs. 81/2008. Il predetto protocollo deve considerare i possibili effetti dannosi, anche sinergici, delle diverse sostanze presenti sul luogo di lavoro, con l’obiettivo di prevenire o limitare l’insorgenza di malattie professionali.
La sorveglianza sanitaria è quindi un elemento cruciale nella gestione della salute e sicurezza sul lavoro, garantendo ai lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose ricevano un monitoraggio adeguato e tempestivo per prevenire effetti avversi sulla salute.