Tecnostress: tecnologia e stress da eccessivo utilizzo
La tecnologia e lo stress che ne deriva da un eccessivo utilizzo possono dar luogo al cosiddetto tecnostress.
Il tecnostress è stato riconosciuto come malattia professionale nel 2007 e rientra a tutti gli effetti nell’obbligo di valutazione dei rischi ai sensi del D. Lgs. 81/2008 smi.
Nello specifico il termine è stato coniato dallo psicologo americano Craig Brod per il quale scopo ha dedicato un libro intitolato “Technostress: the human cost of computer revolution” pubblicato nel 1984.
E’ una vera e propria forma di stress causata da un utilizzo eccessivo, smodato e disfunzionale da tali tecnologie che ha impatti significativi sia sulla vita sociale dell’individuo che su quella lavorativa.
Grazie ad una sentenza della Procura di Torino (Sentenza Guariniello 2007) il tecnostress è una malattia professionale non tabellata (onere della prova a carico del lavoratore), ma di fatto rappresenta un rischio effettivo nel lavoro soprattutto contemporaneo.
Il tecnostress riguarda i lavoratori dipendenti che utilizzano tecnologie digitali, il lavoratore, a secondo del ritmo lavorativo, è soggetto ad una esposizione tale da subire una tangibile pressione lavorativa.
Proprio a causa di questa pressione, il rischio da tecnostress, può procurare disturbi e disfunzioni di natura fisica, psicologica e sociale. Quindi un rischio trasversale a tutti gli effetti.
I sintomi da tecnostress si possono suddividere in due macro-gruppi: sintomi fisici e sintomi mentali o psichici (comportamentali e cognitivi).
Tra i sintomi fisici troviamo: insonnia e disturbi del ritmo sonno-veglia; disturbi gastrointestinali; mal di testa; fatica cronica; aumento della frequenza cardiaca; disturbi cardiovascolari; formicolio agli arti; sudorazione; dolore cervicale; disturbi ormonali e mestruali nelle donne; disturbi della pelle legati allo stress (psoriasi, dermatite).
Tra i sintomi psichici: irritabilità; depressione; cambiamenti comportamentali; diminuzione del desiderio sessuale; crisi di pianto; apatia.
Tuttavia, un primo campanello d’allarme potrebbe emergere dall’analisi della valutazione del rischio da stress lavoro-correlato.
Anche se, occorre specificare, che è necessaria la valutazione di tipo soggettivo per poter definire la presenza e il livello di rischio da tecnostress a cui il lavoratore è stato o è ancora esposto.
La European Agency for Safety and Healt at Work ha prodotto una pubblicazione che esamina l’effetto che la digitalizzazione sta avendo sull’esposizione dei lavoratori ai fattori di rischio fisici (ad esempio compiti ripetitivi) per i DMS legati al lavoro.